Anche se il sottotitolo avrebbe potuto benissimo essere qualcosa di simile al titolo di un film dei fratelli Coen… “Non è un torrente per vecchi o chi non è in buona forma fisica”, senza nessuna offesa per chi ha qualche primavera in più sulle spalle o qualche etto di troppo, ma è semplice amichevole appassionato avvertimento… se non si è in buona forma fisica, meglio optare per altro itinerario, l’Orvenco, o meglio il sentiero CAI “percorso didattico delle risorgive al torrente orvenco” “Troi des Cascades”, in alcuni passaggi diventa decisamento impegnativo, alcuni strappi verticali potrebbero portare allo scoramento ed un piede messo male potrebbe rovinare la giornata, eh… una volta arrivati in cima, beh bisogna pure tornare indietro, e bisogna ricordare che saremo stanchi, quindi i pericoli ed i rischi aumenteranno.
Dopo innumerevoli rinvii sono riuscito a fare una sessione di pesca con il Sensei Davide Mascherin di Tenkara Friuli, e per l’occasione ho coinvolto anche l’amico LucaDB, grande pescatore con qualsiasi tecnica e con qualsiasi esca che non aveva mai provato a pescare con la Tenkara. Ero sicuro che non avrebbe avuto problemi, conoscendone versatilità e sensibilità nonchè il talento, ma non immaginavo che dopo 15′ di spiegazioni avrebbe catturato con soddisfazioni di tutti i presenti.
Come anticipato sopra, l’Orvenco è un torrente bellissimo, selvaggio e poco frequentato, ma un po’ pericoloso, quindi è consigliabile affrontarlo in compagnia.
Ci si arriva comodamente da Artegna, si parcheggia vicino al vecchio lavatoio e si imbocca il sentiero. Le prime briglie, sono abbastanza facili da affrontare, anche se sono un po’ infrascate e richiedono un po’ di impegno ed un minimo di tecnica di lancio, ma difficilmente deluderanno l’impavido pescatore che ha deciso di affrontarle.
Si può usare anche un altra espressione per definire l’Orvenco… il torrente ninja! in quanto bisogna essere come i guerrieri ombra giapponesi, per evitare di rivelare la nostra presenza alle trote che si celano nelle buche sotto le cascate, l’acqua limpidissima non lascia spazio a errori… anche se sono presenti 3 o 4 pesci, dopo la prima cattura o il primo errore, beh inutili insistere, difficilmente avremo un’altra occasione. Un sorpresa ci avrebbe atteso più in alto, qualcosa che raramente avevamo visto: una mosca di maggio, come se ne vedono solo nei documentari, bellissima ed enorme, solo per queste ne sarebbe valsa la pena, fare la strada e la fatica.
Inizia la sessione il Sensei Davide che si è portato una Daiwa Sagiri 39 MC, che può essere usata in due misure a 340cm e 390cm. Primo lancio ovviamente primo pesce, lancio successivo prima mosca persa, e non sarà l’ultima… le fronde non perdonano.
Sdoganato il primo spot cominciamo a salire, la briglia successiva è sufficientemente comoda, da permettere a Luca di venir iniziato alla tecnica di lancio della tenkara, gli dei del fiume sono propizi e l’amico corona l’insegnamento con una cattura, che siamo riusciti ad immortalare con le foto.
- Torrente Orvenco – Giugno 2018
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Ora il conto è un pesce a testa per i miei compari, manco io all’appello, si passa alla buca successiva, e nonostante debba riprendere mano con il lancio, con la mia Nissin Super Probe 360 7:3, che è più reattiva della NISSIN HONRYU 380 6:4 che Sensei Davide mi aveva fatto usare la prima volta che siamo usciti a pescare assieme, i risultati non hanno tardato ad arrivare con una bellissima anche se piccola fario selvaggia all’amo, che non ha saputo resistere alla Kebari TFA (mosca da tenkara – Tenkara Friuli Acchiappatutto) che avevo costruito nei giorni precedenti.
Sembra tutto facile, ma la scalata non è ancora iniziata ed ora se vogliamo continuare a pescare, si deve chiudere le canne ed iniziare a salire seguendo il sentiero.
Ogni tanto ci dobbiamo fermare per tirare il fiato, ma fortunatamente la conformazione della valle dove scorre il torrente, essendo ricchissima di vegetazione, mantiene l’atmosfera fresca, altrimenti con il sole di giugno battente, probabilmente avremmo dovuto alzare bandiera bianca, anche perchè farsi un sentiero CAI con i waders, non è proprio comodissimo. I passaggi vicino agli orridi, sono suggestivi e terrificanti allo stesso tempo, ma se vogliamo riaprire le canne dobbiamo proseguire.
Dopo un periodo che sembra infinito, il corso d’acqua torna a scorrere su un terreno più agevole, ed il suono di una cascata preannuncia nuovi momenti di sport, ma i panorami fin qui donati sono mozzafiato.
Alternandoci al lancio, considerando che gli spazi non sono comodissimi, proseguiamo nella nostra azione, di briglia in briglia, di cattura in cattura, continuando a salire fino a quando… non ci appare di fronte un costone roccioso, che ci suggerisce che per continuare dobbiamo allontanarci parecchio dal sentiero per salire molto di quota, e che siamo quasi all’orario di pranzo, decidiamo che possiamo essere più che soddisfatti della giornata e dell’esperienza fatta, con un paio di catture a testa, senza contare le trote che si sono slamate in fase di recupero o quelle sbagliate in ferrata.
Come si diceva, una volta saliti, bisogna anche scendere, ovviamente la strada del ritorno è più veloce, ma non meno infida, fortunatamente i passaggi più delicati sono sull’asciutto, se avesse piovuto nei giorni precedenti, alcune rocce coperte di muschio avrebbero potuto essere estremamente infide.
Quando giungiamo alla vettura, siamo praticamente in acqua, ci dobbiamo sedere nel lavatoio all’ombra ed al fresco per recuperare un po’ le forze e smaltire l’acido lattico accumulato nelle gambe, cambiare d’abito, che un pescatore previdente porta sempre appresso, prima di porte prendere la via di casa e fermarci a bere una birra in compagnia che avrà il sapore più dolce e fresco che si ricordi.
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