Varmo: il fiume che non riesco a domare

La mia odissea con questo corso d’acqua non ha ancora termine. Almeno non finirà fino a quando non riuscirò a salpare almeno qualche trota. E’ un corso d’acqua splendido, ma difficile, per tanti motivi, soprattutto perchè la mia tecnica non è sufficientemente raffinata o efficace per superare i vari ostacoli, sempre nuovi e sempre diversi che questo fiume presenta. A tratti si presenta molto rapido, con una forza dirompente, in cui la mosca viene praticamente risucchiata dalla schiuma, in altre zone è molto più lento, quasi sornione, ma con un fondale decisamente profondo carico d’erbe e dalle rive frondate che mettono a dura prova la pazienza e la fortuna del pescatore, soprattutto nella fase in cui la coda si stende alle spalle.

Oggi alla fine c’ero quasi riuscito a domarlo in uno dei punti, più facili, dove è più tranquillo, la mia tenacia a continuare a tentar di insidiare una trota che bollava con regolarità, alla fine ha portato ad una ferrata, ma non era ancora il tempo di gioire, ed il Varmo ha reclamato la sua ennesima vittoria sul sottoscritto, portando la preda a rifugiarsi sotto un banco d’alghe e facendola slamare. Questa volta c’ero andato vicino, grazie all’aiuto del “coup de soir” sempre magico e particolare, all’intuizione di cambiare artificiale passando da una Sedge, più volte rifiutata, ad una Royal Wulff, malconcia, ma efficace, urtroppo non fino alla fine, visto che proprio grazie anche all’apertura della curvatura dell’amo, dovuta a molte battaglie con i rami degli alberi, ha permesso alla prima probabile cattura di guadagnare la libertà anzitempo. La prossima volta ci si riprova…

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