Tenkara – il corso e le prime impressioni

Sabato 22 Luglio 2017

Ore 5:35 la sveglia chiama, ma dai sono di riposo, che cavolo! lasciami dormire, dai su… un pensiero si insinua, ma se c’è la sveglia nel giorno di riposo, un motivo ci deve essere… Cavoli c’è il corso di tenkara!!!

Mi alzo con calma, un misto di eccitazione per il corso e di sconsolazione per aver lasciato il mio dolce giaciglio, dove serena riposa la mia consorte. In silenzio o quasi, mi preparo la colazione, sistemo le mie amate bestiole, quasi un esercito tra cani, gatti, pesci d’acquario, tartarughe e pesci di laghetto.

Dopo colazione mi preparo per la giornata, sarà un’altra giornata rovente, le medie sono oltre i 30°, quindi thermos con qualcosa di dissetante, frutta fresca, un cambio in caso d’emergenza.

Controllo l’attrezzatura e metto i libri che ho sull’argomento, non parto da zero, negli ultimi 2 anni ho studiato, mi sono informato e ho provato la tecnica, ma la mancanza di risultati seri, ovvero conseguiti non per caso, mi ha spinto a cercare un buon istruttore, ed avendo un’associazione proprio su questa tecnica proprio in regione, sarebbe stato stupido non provarci.

ore 6:45 Partenza per il punto d’incontro. Sebbene sia un sabato mattina, il traffico è comunque presente, parte sono pendolari per i luoghi di balneazione ovvero le località di mare, come Lignano Sabbiadoro e Bibione, ma anche per il greto di qualche fiume, come il Tagliamento. Con questo caldo non mancano i vari contadini che sfruttano le prime ore del giorno per effettuare i vari trattamenti alle colture, antiparassitari o simili, e gestire la componente irrigua. I soliti bestioni della strada, autotreni e bilici, non potendo sfruttare l’autostada, per il blocco imposto nel fine settimana, si riversano anche se in misura minore sulle statali, e quella che devo percorrere io ha un terribile punto d’imbuto! CARSARSA DELLA DELIZIA, che oramai è come un incubo, tra limiti, velox fissi e semafori che rilevano le infrazioni, sembra più un girone dantesco che un tratto di strada statale compresa tra due rotonde, ovvero quella di Valvasone/Arzene e quella di Cusano. I miei calcoli di percorrenza vanno a farsi benedire, non mi restano alternative, sfruttando la tecnologia, visto che ho speso all’epoca e la zona è coperta dal segnale 3G sfrutto il sistema di dettatura automatica e mando un messaggio al mio compagno di avventura, con un laconico “15 minuti di ritardo”.

ore 7:30 arrivo al punto di ritrovo, con i classici 15′ di ritardo accademico. Scuse d’obbligo e presentazioni di rito. Lui è Davide Mascherin, fondatore e curatore di Tenkara Friuli (tenkarafriuli.it) nonchè l’organizzatore del 5° European Tenkara Convention tenutosi lo scorso 24 e 25 Giugno 2017 presso il Camping Val Tramontina a Tramonti di Sotto, mica BauBau MicioMicio! Da oggi il Mascherin verrà chiamato dal sottoscritto Sensei Davide. Un  tipo a posto direi, alla mano, uno con cui si esce a pescare volentieri, lontano anni luce da qualche istruttore di pesca a mosca con quel loro alone di superiorità tecnica, TLT TIL o come volete chiamare il lancio “Italian Style”, di cui io comunque sono un estimatore ed un umile limitato esecutore; forse perché il padroneggiare i lanci tecnici con code leggere richiede costanza e dedizione, abnegazione e spirito di sacrificio, quasi fosse un arte marziale, che rende i seguaci di Pragliola, di Magliocco, e degli altri maestri della TLT Accadey, della SIM, della SIL… sostenitori quasi fanatici della tecnica, del bel lancio e del loop stretto. Forse la semplicità della tecnica giapponese, che non è sinomimo di facilità, porta le persone a “spogliarsi” di quella aura e mantiene il maestro a livello dell’allievo, per denotare l’abisso tra i due solo nel momento dell’azione di pesca, che si riduce all’essenziale: il prendere il pesce e non all’eseguire il lancio ed alla posa dell’esca. Ovviamente, come ho potuto scoprire durante la giornata, lanciare non è poi così banale. Forse perché provengo dalla pesca a secca e quindi ho appreso una tecnica di lancio con una sequenza di lancio complicata, ma nonostante la mia cronica difficoltà a memorizzare muscolarmente i movimenti… in un paio d’ore sono riuscito a fare dei lanci che potevano fregiarsi di questo titolo.

Io e Davide ci conoscevamo attraverso i rispettivi blog e alcune discussioni sul Forum (http://pescareinfvg.forumfree.it/). Erano due anni che cercavo di partecipare a qualcuno degli stage che Tenkara Friuli organizza in estate, ma il lavoro me l’aveva sempre impedito, fino a quest’anno quando siamo riusciti ad organizzarci per un corso “privato”. Prima di partire per lo spot del corso, che sarà anche quello di pesca, mostro al Sensei, che per prima cosa mi omaggia del cappellino ufficiale di Tenkara Friuli, i vari libri che ho comprato negli anni:

  • Simple flies di Morgna Lyle,
  • Tenkara di Keller/Ishimura,
  • Tenkara flyfishing di David E. Dirks,
  • Tenkara di Daniel Galhardo;

i primi tre titoli si trovavano nello store di TenkaraBum, l’ultimo sono stato uno dei “Beker” e immagino ora sia disponibile sul sito di TenkaraUsa. Ovviamente i libri aiutano, ma ci sono molti aspetti della tecnica che non si possono scoprire se non attraverso l’esperienza altrui, soprattutto nel lancio, ovvero nello scoprire le posture errate che portano ad un’azione scorretta.

Proveniendo dalla pesca a mosca tradizionale, la mia curiosità per la tenkara, non è data dal fatto di apprendere una nuova tecnica per sostituire la precedente, bensì di trovare una tecnica alternativa per quelle situazioni di pesca in cui la mia adorata mosca secca, non risulta efficace se non addirittura inutile, perché le prede non sono interessate a cibarsi in superficie. Chiarito questo piccolo, ma essenziale particolare, anche Davide può tarare al meglio il corso. In passato avevo cercato di avvicinarmi alla pesca con la ninfa, ma a beneficiarne sono stati solo alcuni amici a cui ho rivenduto la mia attrezzatura ;). Con la Tenkara non voglio ripetere un simile errore, con le code pesanti per la pesca a predatori importanti, sono riuscito a superare le difficoltà iniziali ed otternere anche delle discrete soddisfazioni, ma anche in questo caso c’è stato lo zampino di un amico già esperto nella tecnica (l’unico e grande Tiziano), e quindi ho fortemente voluto seguire un corso.

Nel frattempo, dopo la doverosa tappa per un caffè e l’acquisto di una bottiglietta d’acqua, abbiamo raggiunto il nostro spot di pesca, ovvero località “Tre Pini” a valle della briglia del palasport di Claut. Come suggerito dal Sensei, resistiamo alla tentazione di provare ad insidiare i temoli e le trote che sicuramente si trovano sotto la briglia e ci spostiamo a valle, in una zona ottimale per cominciare la scuola di lancio e mentre prepara l’attrezzatura Davide, mi fa un piccolo sunto dell’origine della tecnica.

La Tenkara, che significa dal Cielo, è una tecnica sviluppata in giappone, ma per scopi professionali, ovvero i pescatori risalivano i vari torrenti montani per catturare dei pesci che poi avrebbero rivenduto, era quindi essenziale, che la tecnica fosse la più efficace possibile, e che richiedesse la minore attrezzatura possibile visto il particolare ambiente in cui andava applicata, considerato che all’epoca esisteva solo i bambù, la seta, i crini di cavallo e pochi altri materiali… il risultato è sorprendente.
Con il passare del tempo la tecnica si è evoluta, nuovi materiali hanno soppiantato i precedenti, il carbonio ha preso il posto del bambù ed il nylon quello dei crini di cavallo… ma se qualcuno si ricorda di un certo ragazzo pescatore che con una canna costruita dal nonno e pescava pesci in torrente come se si trovasse in un laghetto di pesca sportiva odierno… sicuramente la tenkara non risulta  una tecnica poi tanto sconosciuta, e Sampei (ovviamente era lui il grande pescatore) la usava in un cartone animato degli anni 70, ma questo sarà argomento di un futuro post attualmente già in preparazione. In Italia, si è sviluppato qualcosa di molto simile, ed è la Valsesiana, tecnica tradizionale della Val Sesia, ai piedi del monte Rosa, come riportato dal sito (http://www.moscavalsesiana.it/) “Una semplice canna fissa , una lenza in crine di cavallo intrecciato, un trenino di mosche essenziali e molta abilità da parte del pescatore, sono ancora oggi il cuore di questa tecnica elegante ed efficace allo stesso tempo” ed a dimostrazione della somiglianza tra le due tecniche ecco il resoconto del gemellaggio con i maestri giapponesi della tenkara (http://www.moscavalsesiana.it/index.php?titolo=Gemellaggio).

Ora passiamo alla tecnica odierna. Questo è solo il resoconto della giornata, magari prolisso, ma non è una guida alla tenkara, anche se contiene degli spunti e dei riferimenti alla stessa, sono altri quelli che possono e devono tenere delle lezioni e dei corsi, a me interessa solleticare la curiosità dei lettori, fornendo informazioni, corrette e verificabili, ma il mio grado di competenza in materia mi impedisce di poter fare “scuola”.

La prima cosa che Sensei Mascherin ha voluto sottolineare è che la tenkara è la tecnica per pescare pesci piccoli, non che le grosse catture non possano accadere, ma non è quella più adatta per monster fish, ed io aggiungo se trovo una trota 40cm in un torrente montano, ho almeno fatto jackpot, visto che solitamente già quelle che raggiungono i 30cm sono delle rarità in spot selvaggi senza l’intervento modificatorio degli uomini.

Come si diceva, la Tenkara è una tecnica semplice, niente complicazioni con mulinelli, code di diverse geometrie e dimensioni, finali conici… Il tutto si riduce ad una canna compresa normalmente tra i 3,15 mt e 4,50 mt, dove le misure più usate sono quelle comprese tra i 3,60 mt ed i 4,00 mt. Oltre alla lunghezza c’è un altro fattore da considerare è il così detto rapporto, ovvero quanto la canna sia flessibile, normalmente il rapporto va da 5:5 a 8:2, se si divide la canna in 10 parti, il primo valore indica la parte più rigida e la seconda quella più morbida, ovvero più basso è il primo valore più parabolica risulta l’azione della canna. I rapporti più usati sono il 6:4 ed il 7:3, dove il secondo è consigliato soprattutto per i neofiti, infatti il Nissin Starter Kit, propone una canna da 3,60 in 8 pezzi con rapporto 7:3 (http://www.theitalians.net/NISSIN_TENKARA_CAT_2015.pdf) ed è proprio la canna che possiedo ed ho usato in connubio con la treccia. Per questa sessione invece Sensei Davide, pensa sia meglio una canna più lunga e morbida, e così eccomi con una AIR STAGE  con azione 6:4 e lunghezza sui 4 mt se non ricordo male.

La treccia! Già questo sistema di connessione tra canna e finale. La tenkara non usa code, ma due sistemi, ovvero il trecciato (tapered lines) e la Level, se non contiamo sistemi “moderni” come finali galleggianti o altri sistemi poco ortodossi come una coda da mosca modificata.

Il primo sistema è indicato solitamente per i principianti, risultando più semplice da lanciare, ma altresì è il sistema più simile alla tradizione: è una specie di “finale conico” dove una sequenza di fini di nylon o fluorocarbon intrecciati ed annodati a quelli di spessore inferiore fino a raggiungere la lunghezza predefinita, solitamente quella della canna che si usa; ma se si punta alla tradizione il tapered line, si può trovare in crine di stallone bianco. La level invece è un “fluorocarbon” con densità superiore a quello che normalmente si utilizza nella pesca tradizionale, ha solitamente una misura dal 2,5 al 4,5. I vantaggi ad usare una Level è che solitamente questo sistema risulta più leggero permettendo una posa più delicata, anche se ci vuole maggior tempo e pratica per padroneggirla. Altro vantaggio è la possibilità di decidere la misura da utilizzare, adeguandola all’ambiente in cui ci si trova, solitamente la lunghezza della canna a sui si avviunge uno o più “tiri di freccia”, tecnica di misura che permette di calcolare la lunghezza necessaria senza utilizzo di altri strumenti e corrisponde a circa 1 metro.

Il tiro di freccia, per gli arcieri o chi ha dimestichezza con il tiro con l’arco, si intuisce a cosa corrisponda, spiegarlo non è semplice, bisogna immaginare che stiamo tendendo la level come si tende un arco, alla fine la misura è quella tra il braccio sinistro alzato lateralmente all’altezza delle spalle e la mano destra posizionato all’altezza della spalla destra, come dicevo corrisponde a circa 100cm. Nell’immagine si vede la tecnica, ora sostituite l’arco nella mano sinistra con la Level e nella destra immaginate di avere la restante level.

Ora il nostro sistema pescante è quasi pronto ora manca il tip, massimo uno 0,16 (3X) meglio 0,14, nell’evetualità di un monster fish, si spezza il finale e non ne risente la canna.

Come per il resto anche i nodi ricalcano la filosofia, semplici e veloci.

  1. Lilian, ovvero quella parte rossa che connette la canna al sistema pescante, alcuni puristi non lo saltano,  nodo savoia o nodo del chirurgo
  2. Level (la treccia viene venduta con nodi in testa e coda), uno scorsoio che ricorda il perfect loop, e va a collegarsi sul Lilian. Credo sia l’Ishigaki tippet connection.
  3. Level per la connessione con il tip, si usa lo stesso del lilian
  4. Tip, per connettersi alla Level, si usa lo stesso della Level con il lilian
  5. Esca, solitamente il nodo che normalmente si usa, personalmente il Davi’s o il Perfect.

Si noti che si può usare in caso di asole già realizzare la classica connessione Loop to loop o il Girth hitch knot

Questo video, suggerito da Sensei Davide, mostra come realizzare i nodi principali, con spiegazioni in italico idioma.

L’apertura e la chiusura della canna, sono il momento più delicato della sessione di pesca, con un carbonio così sottile e sensibile, i rischi di rottura sono altissimi, quindi aprire e chiudere la propria canna facendo parecchia attenzione, soprattutto a non estrarre le sezioni con il sistema pescante in posizioni che rischiano di annodarsi, creando improvvise tensioni che potrebbero piegare il vettino; richiudendo è fondamentale fare attenzione nel cercare di “riaprire” la conicità per liberare le varie sezioni, soprattutto le prime tre in alto. Al fine di evitare problemi in apertura, è consigliabile aprire completamente la canna senza collegare il sistema pescante.

Un passaggio solitamente sottovalutato è la distensione della Level, infatti se durante la precendente sessione l’abbiamo stipata in un “line holder” o la estraiamo dalla bobina, la stessa presente delle spire da “memoria”, si può usare il sistema di distensione del terminale che si usa per la pesca a mosca tradizionale, ma questo scalda il fluorocarbon, oppure si può usare il trucchetto che suggerisce il Sensei Davide: trovare un ramo a cui legare un capo della level, indietreggiare e quando avremo raggiunto la tensione di distensione, tensioneremo ancora leggermente, per poi rilasciare sempre lentamente, ripetendo il procedimento alcune volte fino a stendere completamente il sistema pescante.

Siamo pronti a pescare, beh manca l’esca, ma al momento sto seguendo un corso, quindi la mosca la montiamo dopo.

Prima passo, la presa! a differenza della pesca a mosca tradizionale, dove la presa con l’indice sopra l’impugnatura non si usa più, beh qui è la prassi.

Passo successivo, è il più complicato, la posizione del gomito, che deve stare possibilmente vicino al fianco così da mantenere il piano di lancio e stancarsi meno in una sessione di pesca. Il polso, vero mio punto debole, l’ho sempre mosso troppo, il classico ore 10 ore 12, si applica anche nella tenkara, come si applica la mancanza di uno stop, ma si opta per solo un ammortizzamento. Fondamentale avere velocità in uscita dall’acqua, sollevando la canna, per poter avere velocità durante il lancio. Come con le code pesanti anche lo stop frontale non deve essere troppo basso, se finiamo a ore 9 la nostra posa, avremo una posa troppo corta senza distensione completa del sistema pescante.

Il piano di lancio è fondamentale, se si esce dal piano il lancio non riesce o riesce corto, a volte durante i vari esercizi, mi è tornato in testa proprio Sampei, l’immagine in cui lancia diritto davanti a lui.

ore 11.00 circa, la tecnica di lancio pare accettabile, quindi passiamo a mettere una mosca in punta al nostro tip, della classica lunghezza di un tiro di freccia. Le mosche da tenkara sono chiamate Kebari, quelle con le hackel rivolte in alto, sono le sakasa, e quella che montiamo è la TFA ovvero al Tenkara Friuli Acchiappatutto, sviluppata proprio da Sensei Davide Mascherin  e non ha assolutamente deluso le aspettative (https://tenkarafriuli.wordpress.com/2013/08/27/la-tfa-tenkara-friuli-acchiappatutto/). Una grande mosca tuttofare.

Qui di seguito alcune immagini del sottoscritto in azione, fortunatamente manca l’audio alle foto 😉

I pesci forse per pietà del sottoscritto si sono fatti pure allamare, portando il resoconto della giornata a 3 catture, 2 slamate e 1 ferrata sbagliata.

Visti i risultati inattesi Sensei Davide ha pensato che ero pronto per alcune tecniche “avanzate”,

  1. far saltellare la mosca si chiama Sutebari
  2. il Sasoi è quella tecnica con movimenti lenti cioè tipo piccole pompatine per animare la mosca nella zona di acqua relativamente statica oppure quando si fa inghiottire la level sotto una cascata e poi la si estre lentamente sempre con movimenti del vettino che hanno un’escursione di circa 15-20 cm.
  3. Quando invece si picchietta con l’indice sul fusto della canna si chiama Ashtapa-zuri.

Ore 13.30 per oggi la sessione di pesca può dirsi conclusa, un po’ perchè oramai i pesci non collaborano, sia perché la stanchezza di quasi 4 ore di lanci comincia a farsi sentire. Ora è il momento della convivialità, saliamo in macchina e scendiamo verso il paese, troviamo una locanda e scatta la birra ed il panino d’ordinanza, il resto son ciaccole.

Quello che ho appreso in questa giornata è forse esattamente quello che cercavo, una nuova tecnica, che come tutte le tecniche ha vantaggi e limiti, che mi ha donato soddisfazioni e mi ha aperto nuove interessanti possibilità, sempre per vivere la pesca in mezzo alla natura, con la possibilità di sfidare anche quei pesci che altrimenti non sarebbero intenzionati a partecipare, magari tenendo la canna chiusa nel gilet, ma sempre pronta ad alzarsi dalla panchina per entrare in campo e segnare il punto della vittoria.

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